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PICCOLO SCHELETRO NELL'ARMADIO
Rabbia
Assunta (venerdì 30 maggio 2014) Categoria: Rabbia
PICCOLO SCHELETRO NELL'ARMADIO
01:59 del 30-05-2013
Non so chi di voi avrà la pazienza di leggere il mio raccontino, ma soffermarsi ogni tanto per riflettere sul passato, fa bene.
Scambiavo tempo fa, come spesso succede, due chiacchiere con i miei nipotini, si discuteva sul fatto che non è bello picchiare, che alzare le mani non è da persone ben educate. Alla fine la domanda: nonna tu hai mai picchiato qualcuno? Risposi di no, ma all'improvviso mi tornò alla mente un'episodio della mia infanzia del quale non vado certo fiera, mi guardai bene però dal raccontarlo a Lorenzo e Riccardo. Ricordo erano i tempi del collegio a Como, vi eravamo arrivate da poco io e la mia sorellina, dalla lontana Sicilia. Ci sentivamo spaesate e confuse ma ci facevamo coraggio, perchè io avevo lei e lei aveva me. C'era un piccolo problema, in cortile, io ero alle superiori dal lato delle (grandi) mentre lei era alle elementari, dal lato delle (piccole). Non la perdevo mai di vista, mi sentivo responsabile in quanto sorella maggiore. Un giorno guardando verso il lato delle piccole non l'ho vista giocare, allora sono andata a cercarla, la trovai in un angolo in lacrime, con il faccino nascosto dai suoi meravigliosi ricci castani, l'abbracciai e le chiesi perchè piangesse, lei mi rispose fra i singhiozzi che una delle (grandi) aveva detto alle altre che non dovevano giocare con lei, perchè era una brutta terrona. Forse la ribellione che avevo dentro, o forse la rabbia che provavo, mai avrei pensato di reagire in maniera così violenta, andai dalla ragazzina in questione la presi per i capelli e la gonfiai di sberle, lei cadendo si attaccò alle mie trecce che avevo lunghissime e mi fece un gran male, così rincarai la dose, ne presi tante, ma a lei non andò certo meglio. Arrivarono le suore che fecero fatica a togliermela dalle mani, ero talmente infuriata che non mi resi nemmeno conto che ormai mi guardavano tutte quante. Ci portarono in direzione tutte e due, era la figlia di una professoressa che insegnava nell'istituto. Ero tutta scarmigliata, rossa come un peperone, Vergogna! Urlava la superiora, in questo istituto non è mai successa una cosa simile. Strano chiedi subito scusa! Certo, quando questa stupida chiederà scusa a mia sorella risposi. Fummo castigate tutt'è due senza cinema, che era la cosa più bella che aspettavamo al sabato. Ripensandoci dopo mi vergognai tantissimo, dal momento che sono stata sempre una bambina molto timida, mi meravigliai io stessa del mio comportamento. Seppi molto tempo dopo che Dorina, (questo era il nome della compagna con la quale avevo litigato), era una bambina abbandonata, anche lei siciliana adottata dalla professoressa. Sentii le suore che dicevano che forse il suo comportamento nei riguardi di mia sorella era dettato dal suo non accettare che lei stessa fosse una (terrona) e per giunta adottata. Venni a sapere molto più tardi già da adulta, che Dorina dopo un forte esaurimento, stava per morire nell'incendio della sua casa, forse provocato da lei stessa. Aveva tutto, ma non ha saputo cogliere quell'occasione, che poteva riscattarla dal torto subito per l'abbandono, non ha mai accettato quella nuova madre che con
tanto amore l'aveva accolta, invece era arrabbiata con il mondo intero e il suo malessere le si è rivoltato contro . Questo mi porta ad essere convinta che oltre alla violenza, anche il rancore e l'odio non portano a nulla di buono. Io da parte mia non ho mai più alzato un dito contro nessuno! Sono una pacifista convinta. E quella è l'unica macchiolina nera, su un mio immaginario quaderno bianco!!!!!!!!!!
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Antonio (venerdì 30 maggio 2014)
Assunta, la spiegazione sta, credo, nella parola della categoria che hai scelto: RABBIA.
Questo sentimento a volte mi appartiene e, difficilmente, riesco ad evitarlo. Averlo confessato spero mi aiuti a evitarlo.
Anonimo (sabato 31 maggio 2014)
Sono pienamente d'accordo con Antonio. Quando sale la rabbia per una evidente ingiustizia ricevuta, si è istintivi e ci si comporta di conseguenza. D'altra parte, cara Assunta, non potevi sapere di Dorina tutto cio' che in seguito hai saputo. Probabilmente, se ne fossi stata a conoscenza, chissa', forse ti saresti comportata in maniera diversa. Ma, col senno di poi è cosi' facile parlare...certo è che un forte risentimento, quando lo si sente salire e rendere nulli i lumi della ragione, c'è poco da fare e viene spontaneo passare ...alle vie di fatto.
dora (sabato 31 maggio 2014)
Io penso che potresti raccontare tranquillamente ai tuoi ragazzi questo episodio della tua vita. Non è stato frutto di una forma di violenza o di cattiveria: bisogna insegnare ai giovani, che non si devono sopportare i soprusi e che è necessario farsi rispettare. Si sa poi che la rabbia, quando....monta fa magari trascendere, ma in fondo una lezioncina ci stava nel tuo caso.
Inoltre, dovresti sapere che i cartoni che passano in TV, specie quelli giapponesi, sono mooolto, ma mooolto più violenti della tua piccola scaramuccia tra coetanee.
All'epoca dei fatti, tu non potevi conoscere le motivazioni del risentimento della tua amichetta, e ovviamente non devi sentirtene colpevole. Si tratta di un evidente caso di "legittima difesa".
Assunta (sabato 31 maggio 2014)
13:50 del 31-05-2014
LEGITTIMA DIFESA, si pensandoci bene, hai ragione, anche se questo non giustifica il mio comportamento, ma eravamo tutti un pò sulle righe, Mia sorella, piccina di sette anni, con il sorriso cancellato dal suo visino d'angelo, io sradicata dalla mia casa, dalle mie radici siciliane, libera come l'aria nella bellissima campagna messinese ed all'improvviso imprigionata in un collegio lombardo, in pieno inverno, io che non avevo mai visto la neve e non capivo il dialetto di quelle compagne, che per una specie di dispetto, facevano apposta, per non farmi capire ciò che con risolini dicevano.
Dorina, che da meridionale, nascondeva le sue origini a quelle compagne stupide, ricche e presuntuose. Certo nel tempo mi sono presa la mia soddisfacente rivincita, (se di rivincita si può parlare), mi sono inserita alla perfezione, ho conquistato il cuore di tutti, lo ha dimostrato il fatto che, quando lasciai il collegio, alla fine della scuola, abbracciandomi, piangevano tutti, comprese le madri, evidentemente avevo trasmesso, la mia allegria, il mio ironizzare su tutto, il mio essere sempre disponibile, la mia meridionalità, mai più nella mia vita, qualcuno mi ha dato
della.....terrona, (non che mi importasse più di tanto), ma perchè mi sono inserita talmente bene che il mio essere una polenterrona, ha funzionato, conosco, (oltre al mio dialetto siciliano, mai cancellato da mia madre) il comasco-brianzolo ed il bergamasco, insomma diciamo che sono........multilingue. Hahahahahahahaha!
Nik (sabato 31 maggio 2014)
Sei multilingue...ma come tela cavi con il napoletano?
Nik (sabato 31 maggio 2014)
P.S. Nel post di 18 ore fa (circa) sono andato in anonimo. Ciao polenterrona. Polenterona o polenterrona? Credo che non esista. Facciamo polenterrrronaaaaa( alla napoletano). Buona domenica
Assunta (sabato 31 maggio 2014)
19:57 del 31-05-2014
Polenterrona non esiste è una sorta di nomigniolo per ironizzare sul fatto che sono al 60% meridionale e il restante lombarda. Racconto le barzellette in napoletano e romano, come nessuno, ma questa è una peculiarità di famiglia, ci caliamo benissimo in....panni diversi dai soliti, non parliamo di mio fratello, lui mi batte nel dipingere, io purtroppo, non ho ereditato questa qualità. Penso che la nostra....confidenza con i vari dialetti, sia dovuta al fatto che prima di
approdare a cinecittà, mio padre aveva a Messina un teatro, nel quale le varie sceneggiate, farse, e drammi, avevano come parlata degli attori, i vari dialetti meridionali, fra i quali andava alla grande il napoletano e noi piccoli, fra le quinte, assimilavamo tutto. Poi c'erano le famose bustine, che si acquistavano nella bottega alimentare, uscivano dopo ogni festival di Napoli, ricordo che ascoltavamo alla radio e vari testi e dopo compravamo cinque lire la famosa bustina, nella quale si trovava: un palloncino una caramella al latte ed il foglietto colorato con le parole delle varie canzoni, se ripetute, ce le scambiavamo, poi seduti comodamente sui gradini di casa, cominciavamo a cantare a squarciagola da soli o in gruppo. Questi momenti infantili, oggi possono sembrare stupidi, ma credimi, erano momenti veramente felici e spensierati, il nostro cantare era da rompiscatole per gli adulti, ma meglio il nostro chiasso, al silenzio tombale dei miei nipotini che con un tablet per uno davanti, giocano senza proferir parola.
Vedi io potrei raccontare pezzi della mia vita da piccola, momenti teneri, ma i miei bambini cosa avranno come bagaglio di ricordi?
Nik (martedì 3 giugno 2014)
Sono andato in anonimo, tanto per cambiare. Ciao Assunta.
Nik Fabri (Anonimo) (martedì 3 giugno 2014)
Sai Assunta che quelle bustine di cui parli non le ricordo? Noi due non siamo molto lontani d'eta'per cui dovrei rammentarle.
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